ELEZIONI REGIONALI – LOMBARDIA 2023
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- SANITÀ
Obiettivo 50
- Riduzione del 50% dei tempi di attesa per le prestazioni sanitarie;
- Aumento del 50% dei fondi vincolati alla sanità, da destinare al settore pubblico e per finanziare la sanità territoriale pubblica;
- Investimenti in strutture pubbliche per anziani e persone con disabilità;
- La sfida del riscatto sociale;
- Stop nomine politiche in sanità.
Riduzione del 50% dei tempi di attesa per le prestazioni sanitarie.
Vogliamo dimezzare i tempi di attesa per le prestazioni sanitarie, non solo per quelle in urgenza ma anche per quelle programmabili e differibili. Dimezzando i tempi di attesa si raddoppia la possibilità di prevenzione. Agenda unica pubblico e privato.
Aumento del 50% dei fondi vincolati alla sanità, da destinare al settore pubblico e per finanziare la sanità territoriale pubblica.
Con obiettivo 50 vogliamo progressivamente spostare le risorse dal privato al pubblico arrivando, entro i prossimi cinque anni ad avere un sistema molto più efficiente e meno discriminante.
Questo non vuol dire non riconoscere l’eccellenza della sanità lombarda nella sua componente privata, ma vuol dire decidere che è l’ente pubblico ad effettuare la programmazione sanitaria in base alle esigenze di salute dei cittadini e non in base ai bilanci delle strutture private.
Riportare fondi alla sanità pubblica vuol dire:
- investire nella sanità territoriale (e non insistere con la visione ‘ospedalocentrica’ che da sempre caratterizza il centrodestra);
- investire nei professionisti che decidono di lavorare al servizio della sanità pubblica;
- investire in ricerca, stabilizzando anche i nostri ricercatori degli IRCCS pubblici;
- avere maggior controllo delle agende, che oggi spingono i cittadini a rivolgersi al privato per prestazioni che avrebbero diritto a ricevere dalla sanità pubblica.
Inoltre, vi è una questione centrale che riguarda la salvaguardia e il rilancio delle professioni sanitarie sia in ambito pubblico che in ambito privato. Questo è un altro punto irrinunciabile per la scrittura di una riforma ambiziosa dell’intero sistema.
Investimenti in strutture pubbliche per anziani e persone con disabilità.
Regione Lombardia ha deciso di non volersi occupare direttamente di due categorie di cittadini: gli anziani e le persone con disabilità.
Infatti, quasi tutti i servizi che riguardano sia gli anziani, come le RSA, le strutture di assistenza sociosanitaria e la residenzialità leggera, che le persone con disabilità, come le RSD, nonché i servizi connessi come l’assistenza domiciliare integrata sono erogati da enti e cooperative private.
Il nostro obiettivo è quello di un aumento degli investimenti e dell’offerta dei servizi pubblici sociosanitari che riguardano anziani e persone con disabilità. L’istituzione pubblica deve garantire a queste persone di essere sempre presente.
La sfida del riscatto sociale.
Regione Lombardia dovrà essere attenta nella tutela del welfare e nella proposta di riscatto sociale, dedicata a tutte le persone che dovessero venirsi a trovare in condizioni di fragilità.
Su questo piano servono scelte totalmente nuove.
Questo avverrà anche attraverso lo stanziamento di risorse destinate al sostegno al reddito atte a garantire piena inclusione sociale e avviamento al lavoro, per chi si trova in condizioni di difficoltà. Qualora il Governo dovesse cancellare le attuali misure volte al sostegno sociale, Regione Lombardia, di concerto con le politiche in essere presso gli Enti locali, si impegnerà a sostenere percorsi dedicati all’inclusione, evitando che chi è in difficoltà possa essere lasciato indietro, puntando innanzitutto su formazione, lavoro, potenziamento dei servizi sociali e lotta alle povertà.
Stop nomine politiche in sanità.
Il meccanismo della lottizzazione nella sanità lombarda ha premiato la fedeltà politica a scapito del merito, della professionalità, dell’esperienza. Regione Lombardia cambierà. Si individueranno soggetti e procedure che garantiranno totale terzietà.
INFRASTRUTTURE
Attraverso l’impiego dei big data e il confronto con il mondo universitario è possibile definire ad un alto livello di dettaglio i flussi di traffico, le origini e destinazioni, le modalità e gli orari di spostamento e partire da una base solida per implementare di conseguenza il Piano regionale della mobilità.
Con questo approccio è possibile arrivare ad un elevato livello di dettaglio e modellizzare diversi scenari, per comprendere le ricadute delle possibili scelte organizzative o infrastrutturali.
Questo è il modo più accurato per individuare le migliori strategie in termini di mobilità e definire quali infrastrutture implementare, realizzando valutazioni di impatto e sostenibilità economico finanziaria ed ambientale affinché le decisioni sulla programmazione di grandi infrastrutture e interconnessioni sia oculata e si riveli poi efficace in fase attuativa a fronte della necessità non più rinviabile di connettere i territori in modo molto più efficace.
L’obiettivo è quello di privilegiare, per quanto attiene agli assi stradali, gli investimenti nella riqualificazione dell’esistente, nonché dei ponti e dei viadotti, anche al fine di investire e garantire la sicurezza stradale. La Lombardia registra uno squilibrio territoriale di infrastrutture stradali, molte delle quali realizzate negli anni seguendo soprattutto logiche di interessi economici e sfruttamento di suolo, come accaduto per la BreBeMi o la TEEM. Pertanto, in coerenza con gli obiettivi di transizione ecologica e azzeramento del consumo di suolo, ed al fine di evitare ulteriori fallimenti, è necessario fornire risposte infrastrutturali nuove a quei territori che ancora oggi vivono forti criticità viabilistiche, territori a cui Regione in tanti anni di governo di centrodestra non ha saputo fornire risposte (citiamo ad esempio la Cremona-Mantova, la Vigevano-Malpensa, la Pedemontana). C’è infatti bisogno di progetti che siano risolutivi e che garantiscano una riduzione dell’impatto ambientale, del consumo del suolo ed una reale sostenibilità economico finanziaria.
In particolare, è necessario un rilancio delle infrastrutture per la mobilità dolce ed elettrica, delle infrastrutture ferroviarie tramite la prosecuzione dei lavori previsti dal PNRR del Governo Conte II (raddoppi, quadruplicamenti di linee ferroviarie, potenziamento nodi) così come tramite lo stanziamento di maggiori risorse per il TPL e per la realizzazione dei prolungamenti delle linee metropolitane esistenti.
Inoltre, si deve puntare al rilancio di Trenord e al ribaltamento dei rapporti con stakeholders e clienti, oggi umiliati dall’atteggiamento dell’Assessorato e dei vertici dell’Azienda. In altre parole, Regione deve essere ente regolatore e non mostrarsi succube delle scelte di pochi.
AMBIENTE
Investimenti nelle fonti rinnovabili. Rendere strutturali i contributi per le Comunità Energetiche Rinnovabili, per raggiungere l’obiettivo di produzione del 50% del fabbisogno regionale. Incentivare la riqualificazione e l’efficientamento energetico del patrimonio immobiliare, sia pubblico che privato, al fine di ridurre progressivamente la dipendenza da fonti fossili.
Regione Lombardia deve puntare ad essere regia autorevole della programmazione e nell’applicazione concreta dell’economia circolare in ogni settore verso l’obiettivo “rifiuti zero”, da perseguire grazie all’incentivazione del recupero di materia, attivando un processo virtuoso di riduzione dei materiali da avviare a incenerimento.
Per questo motivo, è fondamentale intraprendere delle politiche che portino entro il 2030 ad un superamento degli impianti di incenerimento più obsoleti e meno performanti, come ad esempio il percorso che può riguardare il sito di Cremona. Al fine di garantire la sostenibilità ambientale, Regione potrà anche prevedere ed accompagnare la riconversione degli impianti con metodologie innovative per trattamenti che garantiscano una migliore e diversa gestione del rifiuto ed un minore impatto ambientale. In questo quadro si segnala l’esperienza di Sesto San Giovanni. La scelta di superamento dell’impianto precedente si è infatti realizzata nel nome della cultura della sostenibilità ambientale e dell’innovazione, esso rappresenta un buon modello replicabile.
La Lombardia non può continuare ad essere l’immondezzaio d’Italia e non può continuare ad essere centro raccoglitore di rifiuti di vario tipo (indifferenziato, fanghi da depurazione, ecc.) di altre regioni.
AGRICOLTURA
La crisi climatica e idrica rischia in futuro di trasformarsi in crisi alimentare. Regione Lombardia ha un ruolo fondamentale nella programmazione del comparto agricolo, che deve essere accompagnato verso le sfide del futuro senza impatti negativi in termini economici ed occupazionali.
Contro le crisi idriche, purtroppo sempre più frequenti e impattanti, urge costituire una regia sovraregionale per il governo dei grandi bacini alpini, anche regolamentando le concessioni e coinvolgendo la vicina Svizzera al fine di rivedere e sviluppare nuovi accordi sui rilasci di acqua.
Si dovrà inoltre partire dalla piena conoscenza del fabbisogno idrico del territorio tenuto conto di tutti gli usi plurimi della risorsa (civile, agricolo, industriale ed energetico), senza dimenticare la funzione ecosistemica dei corsi d’acqua e dei bacini naturali, ma anzi attribuendogli pari importanza e dignità.
Serve sviluppare e rendere più fruibile il Bilancio Idrico Regionale, strumento fondamentale per poter agire tempestivamente contro le crisi. Accanto ad esso serve sviluppare un Bilancio Idrogeologico Regionale, che consente di conoscere il funzionamento della complessa rete di falde nel sottosuolo, al fine di poterla utilizzare come un enorme serbatoio di acqua da ricaricare durante i periodi di abbondanza e da cui attingere nei periodi di siccità.
Si rende necessaria una pianificazione per la realizzazione, ove necessario ed efficace, di nuovi bacini e invasi per l’accumulo e lo stoccaggio di acqua piovana e/o irrigua, previa la verifica delle intensità di scambio di acqua tra soprassuolo e sottosuolo del dato comprensorio, favorendo l’utilizzo irriguo delle acque reflue depurate da immettere direttamente nel reticolo idrico minore.
Qualora gli effetti del cambiamento climatico e i periodi siccitosi dovessero intensificarsi, Regione deve essere pronta a adottare ogni strategia per ridurre il consumo di acqua del settore agricolo anche ripensando i modelli colturali oggi praticati.
Compito di Regione, infatti, deve essere quello di governare i cambiamenti e anticiparne gli effetti evitando shock al sistema produttivo. Questo si otterrà solo accompagnando gli imprenditori agricoli verso forme di produzione più sostenibili. Il mondo agricolo deve essere infatti pienamente coinvolto dalle trasformazioni che lo possono riguardare.
Ciò significa immaginare il sostegno e l’accompagnamento del mondo dell’imprenditoria agricola verso una transizione da un modello intensivo ad un modello razionale. A prescindere dalle dimensioni (grande, piccola o media) ogni azienda, per essere sostenibile non solo dal punto di vista ambientale, ma anche economico e produrre redditività. Dovrà rispettare alcuni punti cardine:
- salvaguardare l'ambiente, ovvero mantenere il giusto rispetto del territorio per coltivare la possibilità di garantirsi un futuro;
- investire sul coinvolgimento e la formazione delle persone addette in azienda: il capitale umano è tra i principali fattori che fanno e faranno sempre più la differenza;
- per gli allevamenti, investire sul benessere animale: ciò oltre ad essere eticamente corretto, è maggiormente redditizio. L’aumento dei capi allevati non è da considerare come unico strumento per garantire redditività.
Supporto agli investimenti in nuove tecnologie e alla riconversione guidata dai principi di sostenibilità, rispetto della biodiversità e di tutela del suolo e della risorsa idrica. Il ruolo della Regione deve essere quello di mettere gli imprenditori agricoli nelle condizioni di mantenere la loro posizione sul mercato, aumentando al tempo stesso la qualità nei processi produttivi e riducendo l’impatto ambientale sui territori, anche attraverso forme specifiche di sostegno al reddito.
Viene prevista una sospensione del rilascio di autorizzazioni per nuovi allevamenti intensivi e/o per un loro ampliamento, in attesa della definizione di nuove linee guida ed iter autorizzativi che dovranno tenere necessariamente conto dei fattori cumulativi di pressione ambientale, prossimità
di smaltimento dei reflui, principi di sostenibilità e di tutela e sicurezza sanitaria. Tale approccio dovrà essere promosso da Regione anche nei confronti di altri Enti a cui competono le autorizzazioni e che partecipano alle conferenze di servizio, tramite l’emanazione di linee guida e di un piano di programmazione regionale.
Gli iter autorizzativi per ogni nuovo impianto di bioenergia dovranno basarsi sull’effettivo fabbisogno regionale, tenendo conto anche degli impatti cumulativi territoriali dal punto di vista ambientale e sanitario, al fine di non favorire più l’importazione selvaggia di rifiuti per l’alimentazione degli impianti.
LAVORO
Sostegno alle PMI per la transizione digitale ed energetica. Le imprese che possono rendersi autonome dal punto di vista energetico devono essere sostenute da Regione nella loro fase di transizione. Questa misura permetterebbe una riduzione dei costi di produzione aziendale ed una riduzione dell’impatto ambientale.
Premialità nei bandi regionali per aziende che investono nella sicurezza sul lavoro e applicano contratti di lavoro che rispettano la dignità del lavoratore.
L'unico obiettivo accettabile per tutti noi è arrivare ad avere zero morti sul luogo di lavoro. Questo tema passa dal dialogo con le parti sociali e dall’intensificazione dei controlli. Non solo. Fra le nostre proposte c’è anche l’istituzione di un sistema premiante, attraverso il quale siano erogati incentivi alle imprese virtuose che investono in materia di sicurezza e prevenzione.
Potenziamento dei centri per l’impiego per ridurre la precarizzazione e le difficoltà di collocamento, oltre che per contrastare il problema del lavoro sottopagato e favorire la riqualificazione professionale. Raddoppiare gli investimenti stanziati da Regione sui centri per l’impiego, per valorizzarne il ruolo di intermediari tra la domanda e l’offerta del lavoro, un ruolo che oggi viene lasciato unicamente alle Province. Queste proposte tendono ad invertire il processo di privatizzazione che ha delegittimato sempre di più il ruolo dei centri per l’impiego.